Sciolinare - Ogni Quanto?

testo tratto da http://www.freestyler.it

Credo che per capire esattamente, una volta per tutte, quanto spesso sia necessario sciolinare la tavola si debba iniziare da Adamo ed Eva, cioè da come nasce e di che cosa è fatta una soletta, altrimenti continueremo a basarci su indicazioni di massima che ci vengono fornite di volta in volta dall’amico “esperto” piuttosto che dallo ski-man di fiducia, che anche se precise rimangono solo delle informazioni prive di alcun supporto analitico, almeno per noi (ciò non significa che chi ce le fornisce non abbia tali supporti). Ho cercato quindi di riassumere quelle che sono le mie conoscenze dell’argomento sia per esperienza personale ma, soprattutto per gli studi fatti sulla materia da persone ben più qualificate di me.
Adamo… , cioè la soletta, è fatta di polietilene ad altissima densità, la polvere di questo polimero (derivato dall’etilene) viene fusa e vengono prodotti dei nastri lunghi circa 5 m. e con uno spessore di 1,5 mm, questi nastri sono appunto destinati a diventare solette di sci, ma soprattutto dei nostri snowboard, sorvoliamo sulle ultime varianti delle solette di polietilene trattato ed additivato. Il primo dato importante è quindi che
La soletta è un foglio di polietilene spesso 1,5 mm.
Questo materiale è sottoposto principalmente a due tipi di alterazione uno è quello derivante dall’attrito meccanico tra manto nevoso e soletta (sciando la soletta si consuma rilasciando detriti), l’altro è di tipo chimico, cioè una specie di ossidazione del polietilene (noto come degradazione ossidativa del polietilene).
Il primo contribuisce a degenerare la nostra preziosa soletta creando delle microrigature nonché il formarsi di una fine “peluria” sulla superficie del polietilene. Lo sbiancamento che talvolta possiamo osservare sulla nostra soletta (spesso è più marcato nella parte esterna, verso le lamine), è proprio indice di questo fenomeno: se il polietilene sbiancato non viene asportato mediante raschiatura, con eliminazione dei trefoli e rigenerazione dello stesso con sciolinatura, alla prossima uscita aumenterà il coefficiente di attrito e quindi gli effetti degenerativi derivanti dall’abrasione, con una evidente progressione esponenziale ad ogni ulteriore uscita.
Il secondo, quello di tipo chimico, è caratterizzato da diversi stadi e riassumendo possiamo dire che la formazione dei gruppi ossidati favorisce il legame con lo sporco presente sulla neve con evidente diminuzione della scorrevolezza, ma non solo. Intacca anche l’alta idrorepellenza iniziale della soletta. Una soletta più bagnabile = soletta meno scorrevole = più attrito = aumento degli effetti degenerativi che questo comporta, come visto in precedenza. Quindi il secondo dato importante è che
Una soletta più scorrevole è una soletta più sana.

A) una soletta sciolinata e raschiata dopo un’ora d’uso in pista, in condizioni normali


B) una soletta sciolinata e raschiata dopo una giornata d’uso in pista, in condizioni normali. Si nota bene la formazione della classica peluria


Ma come possiamo fare per ridurre al minimo gli effetti degenerativi della nostra soletta?
La risposta è semplice: o ce ne stiamo a casa o scioliniamo.
Ma in che modo la sciolina interagisce con la soletta ?
Allora vediamo se riesco ad essere chiaro: le scioline sono composte principalmente da tre elementi in percentuali variabili a seconda del loro impiego, da quello turistico a quello agonistico, questi elementi sono : gli idrocarburi paraffinici o paraffine, i polimeri fluorurati detti anche fluoro-alcani ed i polimeri semi fluorati detti anche fluoro-idro-alcani o fluorurati a blocchi. Per farla semplice diciamo che i primi costituiscono le scioline buone ed economiche adatte per l’uso normale, allenamento, ingrassaggio e pulizia; gli abbinamenti dei primi (paraffine) con i terzi (fluoro-idro-alcani) costituiscono le scioline ad alte prestazioni utilizzate per impieghi agonistici; i secondi (fluoro-alcani) sono considerati degli additivi da utilizzare su di una base opportunamente preparata in grado di tenerli legati alla soletta.
Dunque, occupiamoci per ora principalmente delle paraffine (CH2-CH2): sono delle cere, un sottoprodotto della distillazione frazionata del petrolio ed hanno una struttura chimica identica a quella del polietilene. L’unica differenza sta nella lunghezza delle loro catene, le prime contengono dai 20 ai 40 atomi di carbonio, il polietilene usato per le solette ne conta  oltre 100.000. E’ proprio questo il motivo per cui dimostrano un’alta compatibilità con le solette legandosi facilmente ad esse, proteggendole dagli agenti esterni come luce, umidità ed ossidazioni. Avendo una buona idrorepellenza offrono discrete performance ed un impiego universale.
La sciolina ha una struttura chimica identica a quella del polietilene.
Ora la soletta si comporta in parte come una superficie adsorbente, cioè in grado di  legarsi chimicamente ad un’altra sostanza (in questo caso la sciolina) ed in parte assorbente, cioè la sciolina penetra all’interno delle cavità di polimero amorfo della soletta . Immaginate questa zona come un volume libero nella nostra soletta, pronto a riempirsi e ad amalgamarsi con la sciolina, cioè una sorta di serbatoio che, una volta riempito, è in grado di ripristinare lo strato di sciolina adsorbito (quello legato chimicamente alla superficie della soletta) quando questo viene asportato per effetto dell’attrito sulla neve, con quello assorbito (quello cioè penetrato nel nostro serbatoio).
Veniamo ora al lato concreto e cioè per quanto la sciolina penetra nella soletta, ma soprattutto come faccio a sapere se ho il serbatoio pieno di sciolina ?
Dall’applicazione di alcune tecniche utilizzate in campo biologico e l’utilizzo di sostanze fluorescenti chimicamente simili alle scioline è stato possibile determinare il grado di penetrazione della sciolina all’interno della soletta che è di circa 22,5 micron, pari a 22,5 millesimi di millimetro, cioè per lo 0,015 % dello spessore totale della soletta. Secondo voi che autonomia di utilizzo può avere un serbatoio di simili dimensioni (22,5 millesimi di millimetro)? Ecco perché è necessario sciolinare molto più spesso di quanto non si creda.
Inoltre il serbatoio della nostra soletta non si riempie subito, occorreranno molte sciolinature affinché  tutto il volume libero venga effettivamente riempito di sciolina, ed avere il pieno, ciò significa che una tavola nuova avrà sicuramente uno strato di sciolina superficiale, cioè adsorbita, ma non avrà certo il serbatoio colmo, cioè non avrà lo strato di sciolina assorbita in grado di ripristinare quello superficiale una volta che questo venisse a mancare; in altre parole è un po’ come quando si ritira l’auto dal concessionario, che ha si e no la benzina sufficiente  per arrivare al primo distributore, partireste voi per un viaggio senza fare prima il pieno? Idem per la tavola.
Più si sciolina più la soletta diventa veloce, scorrevole, sana.
Qual è il metodo migliore per sciolinare? Sicuramente quello a caldo. Perché anche se ad un primo esame la sciolinatura a freddo dà dei risultati soddisfacenti, la velocità di penetrazione di quest’ultima nel serbatoio è di gran lunga inferiore rispetto al metodo a caldo Ne consegue che avremo solo uno strato superficiale sciolinato, ed una riserva di sciolina nel serbatoio insufficiente a garantire un ricambio di sciolina.
In conclusione direi che se è l’attrito neve-sci la causa che determina gli effetti degenerativi della nostra soletta, e se tale attrito è minimizzabile attraverso l’impiego della sciolina, ne consegue che sciolinare diventa fondamentale per preservare la nostra soletta da invecchiamenti precoci.

Spero che di non essere stato troppo noioso, anche se ho volutamente cercato di illustrare l’aspetto tecnico ed oggettivo della questione, cioè quali sono fattori che determinano il deterioramento della soletta e quali sono i principi sui quali si basa la manutenzione di quest’ultima.
In altre parole questi sono i dati che emergono da studi approfonditi, e da anni di ricerche nel settore. Decidete voi. Questi sono solo gli elementi, se vogliamo scientifici, sui quali basare la vostra scelta riguardo la manutenzione da eseguire sulla soletta della vostra tavola.
Purtroppo sono elementi che a volte non sono conosciuti nemmeno dagli addetti ai lavori, mi è capitato spesso di sentire sonore castronerie uscire dalle  bocche di  negozianti o tecnici di qualche pseudolaboratorio.
Certo ognuno della sua tavola può farne ciò che vuole, come nessuno è obbligato a fare i tagliandi  sulla propria auto, ma nessuno potrà mai dirvi che sciolinare ad ogni uscita, o ad ogni due o tre uscite, non serva a niente, se non a chi del preservare l’integrità della soletta non gliene frega niente, ma se vi danno qualche fondamento tecnico, fatemelo sapere.
Per quanto riguarda l’aspetto pratico della cosa, cioè l’esecuzione materiale della sciolinatura, ed altre operazioni di manutenzione, vi rimando ad un’altra puntata, sempre che gli amministratori me lo permettano, comunque le indicazioni che si trovano all’interno del sito sono già più che buone, quindi cercherò di fornire ancora una volta una serie di informazione puramente tecniche.

Temperature di sciolinatura: a quanti gradi si rischia?
Sciolinando a 130°C la temperatura che raggiunge la superficie  opposta alla soletta dopo circa 100 sec si aggira sui 90°C, quella della soletta circa 15°C di più, temperature che non costituiscono un rischio per quanto riguarda le sostanze utilizzate per assemblare i vari strati della tavola, l'importante è non soffermarsi troppo su di uno stesso punto, al fine di non oltrepassare questi limiti.

Ancora un piccolo specchietto riassuntivo, poi vi saluto anche perché sono proprio stufo di scrivere sta pizza.
  
  
TRATTAMENTO SOLETTA DA GARA TURISMO
Per prevenire gli effetti della degradazione ossidativa Sciolinare sempre prima di ogni uscita Sciolinare almeno ogni 2 ,3 uscite
Per rimediare gli effetti della degradazione ossidativa Improntare la soletta 2 volte l’anno e sciolinare Improntare la soletta1  volta l’anno e sciolinare
Per una resa e durata ottimale delle scioline sciolinare a caldo sciolinare a caldo


P.S.: Il mio intento è quello di condividere quelle che sono le mie esperienze e conoscenze dell’argomento, non intendo insegnare niente a nessuno e non intendo essere cattedratico: la colpa è delle mie limitate capacità di esporre concetti tecnici in modo più discorsivo, in altre parole non so scrivere molto bene, preferisco andare in montagna!